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Un altro centinaio di morti sulla Striscia di Gaza

  • Claudio Frascella
  • 4 giorni fa
  • Tempo di lettura: 3 min

Tregua, a parole


«Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha affermato che niente metterà in discussione il “cessate il fuoco” a Gaza». Ma ha aggiunto che Israele «deve reagire se i suoi soldati vengono uccisi». Secondo l’Idf, dunque Israele, due giorni fa Hamas avrebbe ucciso un soldato israeliano nell’area di Rafah. «Non siamo sotto le bombe come prima, ma ci rallegriamo che non ci siano i bombardamenti più duri». Aiuti umanitari ancora con il contagocce


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E’ stata una settimana, anche più, vissuta facendo circolare non sappiamo nemmeno più di quanti milioni di volte la parola “tregua”: Google, provare per credere. E invece, punto e a capo, già ventiquattro ore dopo, c’è chi titola «E’ ancora guerra». Non vogliamo correggere nessuno, ma «dicasi guerra» avrebbe detto Villaggio-Fantozzi, «quando sono almeno due i soggetti a spararsi addosso: io sparo a te, tu spari a me». E non quando uno spara e l’altro si agita come l’orso al luna-park.

Così, l’altro giorno il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha ordinato all’esercito di effettuare «raid massicci» – testuali agenzie di stampa neutre – sulla Striscia di Gaza accusando Hamas di violazione delle intese. Secondo l’Idf, dunque Israele, due giorni fa Hamas avrebbe ucciso un soldato israeliano nell’area di Rafah. Mentre, secondo fonti ospedaliere locali, dunque palestinesi, sarebbero un centinaio – riportava l’agenzia giornalistica Ansa, fra le più autorevoli in Europa – le persone morte negli attacchi israeliani sul territorio palestinese. Subito una consolazione, anche questa riportata in modo puntuale, per dovere di cronaca: «Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha affermato che niente metterà in discussione il “cessate il fuoco” a Gaza, ma ha aggiunto che Israele “deve reagire” se i suoi soldati vengono uccisi».

 

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MA QUANTE VITE ANCORA…

Insomma, un colpo al cerchio, una alla botte. Se non ci fosse di mezzo un altro centinaio di morti, oltre ai sessantasettemila (più altre altre millecinquecento vittime israeliane) ci verrebbe da sorridere pensando a una rubrica calcistica della Gialappa’s Band, “Questo lo segnavo anch’io”. Per dire che una dichiarazione simile, che dice più niente che tutto, potrebbe farla anche un ragazzo di scuola media, salvo poi andare a spiegare a quei cento morti ammazzati che «tutto è sotto controllo», lo ha assicurato Donald Trump.

«Non abbiamo i bombardamenti forti come prima, ma da ieri (martedì) fino a questa mattina (mercoledì) ci sono circa 90 morti tra cui 24 bambini e ci rallegriamo che non ci siano i bombardamenti più duri». E’ una dichiarazione, forte, di padre Gabriel Romanelli, parroco della chiesa Sacra famiglia di Gaza. Uno dei passaggi del suo intervento (da remoto) alla “Maratona per la pace”, iniziativa nazionale a cura della Cisl Marche che ieri ha fatto tappa ad Ancona, nell’Aula magna dell’Università politecnica delle Marche.

 

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…CALATI I PREZZI, MA NIENTE SOLDI

«È tutto così surreale, gli aiuti umanitari entrano col contagocce solo a sud, al nord pochissimo – spiega il parroco – le persone ne hanno infinito bisogno, il sistema elettrico non esiste da più di due anni e le persone cercano di produrre elettricità in ogni modo; adesso hanno lasciato finalmente entrare un po’ di gas, dopo due anni che abbiamo bruciato di tutto per scaldarci, legni, tavole e plastica».

«C’è da rallegrarsi che non ci siano bombardamenti più duri», ha detto il religioso. Non è nemmeno una buona mezza notizia, gli aiuti umanitari arrivano col contagocce, si diceva. «Ora a differenza di prima – riprende padre Gabriel Romanelli – ci sono alcuni prodotti nel mercato e i prezzi si sono abbassati, ma le persone non hanno i contanti: hanno aperto una succursale di una banca, ma non ha dei soldi da dare: l’impressione è che sembra tutto fatto per non poter alzare la testa e rifarsi una vita».

Infine, «la maggior parte delle città sono tritate e alcuni quartieri di Gaza City e le città di Khan Younis e Rafah quasi non esistono più».

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