Tornati gli attacchi di Israele sulla Striscia di Gaza
- Claudio Frascella
- 20 ott
- Tempo di lettura: 3 min
E’ pace, ma armata
Trentatré i morti secondo la protezione civile. Anche due militari sarebbero rimasti uccisi, ha riferito l’Idf. Israele ha annunciato la chiusura di tutti i valichi e la sospensione dell’ingresso di aiuti. Hamas, per conto della Palestina ha negato ogni accusa: non avrebbero contatti con i suoi affiliati in quell’area da marzo scorso, confermando di voler rispettare il cessate il fuoco. L'Amministrazione Trump ha invitato a rispondere in maniera proporzionata, ma con moderazione, per evitare di rompere l'accordo. Sono sessantacinquemila i palestinesi ad aver perso la vita, fra questi ventimila bambini

Tutto è ancora appeso a un filo sottile. Si parla di pace, piuttosto che di tregua, considerando che fra i due c’è uno che attacca (Israele) e l’altro che subisce (Palestina). Avevamo titolato “scoppia la pace”, dopo l’accordo firmato fra rappresentanti di Israele e Palestina. Paradossale, il sospetto più che fondato è che qualcosa non avrebbe funzionato e a qualcuno sarebbe venuto in mente di buttarla in caciara e di riprendere le ostilità a senso unico. Fossero insistite le condizioni che riportavano i bollettini, con morti e feriti nella striscia di Gaza. Ora sono intervenuti daccapo gli Stati Uniti, “Caro Benji, ma sei in guerra con tutti!”, gli aveva detto Donald Trump e il leader dello Stato d’Israele pare avesse confermato. Quasi si domandasse cosa gli fosse preso. Ma il “botta e risposta” ufficiale al quale ha fatto allusione la stampa americana, in possesso di qualche confidenza sul dialogo fra Donald Trump e Benyamin Netanyahu, ha riportato altre ipotesi, non solo all’incontrollabile desiderio di qualcuno nello schiacciare bottoni e sganciare ordigni che, poi, si è visto, hanno continuato a provocare morti e pianto.

BOMBE TORNATE A CADERE
Dopo l’accordo mostrato a tutto il mondo, invece, le bombe sono tornate a cadere. Dalla parte di chi ha sofferto e pianto, molto ma molto di più, sulla Striscia di Gaza. E’ ancora lì che si è consumata l’ultima strage dopo una settimana di tregua. Saranno state le scene dei festeggiamenti celebrate in uno scenario da ecatombe, forse, ad indispettire i soliti manovratori. Non si spiega perché tutto sia ripreso come se tutto non fosse successo: per intenderci, fare in modo che l’accordo in apparenza solido, fosse invece appeso a un filo.
Motivo, come riportava ieri l’agenzia giornalistica Ansa che svolge un lavoro tanto encomiabile quanto pericoloso, in seguito all’intensificazione di attacchi che “rischia di far saltare ancora una volta il banco, nella terra martoriata da oltre due anni di guerra”. Dopo che nella notte gli Stati Uniti hanno lanciato l'allarme su una “pianificata – scriveva l’agenzia di stampa – ma non precisata imminente violazione del cessate il fuoco da parte di Hamas contro la popolazione della Striscia, Israele ha denunciato la rottura del cessate il fuoco da parte dei miliziani con un missile anticarro e spari" contro le truppe dell'Idf a Rafah”.

TRENTATRE’ MORTI
Trentatré i morti secondo la protezione civile palestinese. Anche due militari sarebberorimasti uccisi, ha poi riferito l’Idf, come a dire che l’obiettivo poteva considerarsi militare. Come prevedibile, a seguire Israele ha annunciato la chiusura di tutti i valichi e la sospensione dell’ingresso di aiuti nell’enclave fino a nuovo avviso. Da parte sua, Hamas, per conto della Palestina, ha negato ogni accusa dicendosi all’oscuro degli scontri a Rafah, sostenendo di non avere contatti con i suoi affiliati in quell’area da marzo scorso, e confermando di voler rispettare il cessate il fuoco.
“Ma la crisi si infiamma – riporta l’Ansa – e preoccupa Washington, riferiscono fonti americane a Channel 12 secondo cui l'amministrazione Trump ha avvertito Israele di rispondere ad Hamas in maniera proporzionata, ma con moderazione, per evitare di rompere l'accordo sul piano di pace del tycoon”.
Insomma, qui si parla di attacchi con bombe ad alto potenziale, di ancora numerosi morti e intanto circolano inviti come fossero ricette mediche che predicano moderazione, piuttosto che spegnere una volta per tutte la macchina bellica che fino ad oggi ha seminato morte e disperazione Secondo una dichiarazione Onu, quella a cui stiamo assistendo, a Gaza non è solo una catastrofe umanitaria senza precedenti, ma ciò che la Commissione d’inchiesta dello stesso organismo internazionale ha definito un genocidio. Sono sessantacinquemila i palestinesi ad aver perso la vita, fra questi ventimila bambini.








Commenti