<strong>«La nostra Africa…»</strong>
- comunicazione283
- 19 lug 2024
- Tempo di lettura: 3 min
Il primo di origini marocchine, l’altro ghanesi. Amano la loro nazionale, ma non dimenticano le loro radici. I tifosi ringraziano, li applaudono, li portano in trionfo. Il futuro è loro, figli di un Paese ormai diverso, multiculturale. Sono gli eroi di una favola sportiva che batte il razzismo.Valori e storie di superamento dei genitori emigrati
Lamine Yamal, origini marocchine; Nico Williams, origini ghanesi. Sono loro le due stelle della Spagna campione d’Europa. Tutti e due hanno compiuto gli anni durante il torneo continentale: Lamine diciassette, ancora da non crederci, considerando la classe, e Nico, ventidue, compagno di squadra decisivo come il più giovane debuttante di una competizione continentale. Per scoprire un altro predestinato, bisogna andare indietro nel tempo, superare l’Oceano e trasferirci in Brasile, patria di O’ Rey, il re, Pelè. Oppure, Argentina, dove nasce il piccolo Dieguito, per tutti Maradona.
Sono paragoni pesanti, non è il caso di mettere una pressione così elevata a quei due ragazzi spagnoli di origini africane. Di certo non si fa che parlare di loro, di quantiìo hanno fatto e concretizzato insieme a la Roja, la Rossa, così la squadra spagnola per i tifosi.
Loro, Lamine e Nico, non lo sapevano ancora che trasferendosi in Germania per l’ultimo atto della Coppa europea, avrebbero vissuto da protagonisti l’intera competizione. Come si dice, in questi casi, a suon di gol e assist (l’ultimo passaggio che mette un compagno di squadra davanti alla porta per far gol).
«UN GRAZIE INFINITO»
Dodici anni. Tanti ce ne sono voluti perché una nuova generazione, fatta di giovani certezze, più che giovani promesse, per riscrivere la storia della Roja, la Spagna, dopo la lunga stagione di trionfi firmati dall’immenso Xavi, nel Mondiale 2010 e negli Europei del 2008 e del 2012. Tre vittorie nette, senza discussione.
Oggi, alla luce del trionfo nell’Olympionstadium di Berlino, con la conquista del quarto titolo europeo, riprende quel ragionamento, nemmeno fosse l’italianissima espressione «Dove eravamo rimasti?».
Che fosse un momento favorevole alla Spagna, lo dice anche quanto accaduto lo stesso giorno, a una manciata di ore dalla finale Spagna-Inghilterra. Un trionfo dopo l’altro: la Spagna alza al cielo la Coppa continentale, nel pomeriggio Carlos Alcaraz spazza Nole Djokovic nella finale di Wimbledon (Inghilterra, destino cinico e baro), a soli 21 anni. Dopo aver vinto nella stessa stagione al Roland Garros, come aveva già fatto in passato il suo celebre connazionale Rafa Nadal, con il quale – nemmeno a farlo apposta – formerà il doppio spagnolo ai Giochi di Parigi.
Ma torniamo ai due enfant-prodige, origini marocchine e ghanesi. Trionfa la Spagna, tutti bravi, uno migliore dell’altro. Ma sono loro, i due magnifici ‘ninos’, Lamine Yamal e Nico, diventati il simbolo nazionale a soli 17 e 21 anni. Il presente – come ha scritto l’agenzia Ansa, in uno dei suoi puntuali reportage – è Rodri, il migliore giocatore del torneo, ma il futuro è loro. Dei figli di una Spagna diversa, multiculturale, gli eroi della favola sportiva che sbaraglia il razzismo.
«SCRIVIAMO LA STORIA…»
«Questa generazione può fare storia, ha davanti un percorso molto lungo – dice il tecnico De la Fuente alla tv spagnola – per l’illusione che ha suscitato la nazionale: ci siamo riusciti e si può continuare a crescere, perché questi calciatori non si stancano di migliorare e di cercare la vittoria».
Lamine, che ha battuto tutti i record come talento precoce nella nazionale spagnola, con Nico ha una forte amicizia. Con lui condivide terreno di gioco, partite alla playstation, valori e storie di superamento dei genitori emigrati dall’Africa. Una delle immagini più emozionanti è stato vederlo celebrare il titolo europeo con una bandiera blu con croce granata avvolta alla cintura, simbolo della sua Rocafonda, quartiere periferico spagnolo di Matarò che il giovane calciatore ricorda ad ogni suo gol. Come a dire, che Lamine non dimentica il suo passato. Come potrebbe, uno così giovane poi.
«…CON LA NOSTRA GENTE»
Lamine non è più un mistero. Da dove ha assorbito tanta sfacciataggine quando ha il pallone tra i piedi, gli ha chiesto la rivista sportiva Marca. «Dalla strada, dal giocare con gli amici: ecco da dove viene il guardare in una direzione e passare la palla nell’altra: è lì che si impara» .
«Non ho visto squadre migliori della Spagna – gli fa eco Nico, che rilascia una battuta a Marca – abbiamo mostrato di essere una grande squadra, coperta in tutti i ruoli; poi giocare con i migliori ti aiuta a crescere: con i miei compagni, quell’uno contro uno che è il mio punto forte, mi viene più facile perché i palloni mi arrivano sempre prima. Ecco perché, insieme, possiamo scrivere pagine entusiasmanti per la nostra gente».











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