<strong>Caccia al medico!</strong>
- comunicazione283
- 11 set 2024
- Tempo di lettura: 4 min
«Non ce la facciamo più, i medici vogliono andare via, i presidi sanitari di Pronto soccorso rischiano la chiusura». L’ultimo episodio a Foggia, ma anche nelle altre province si sono registrati atti simili. Intervenuti i dirigenti delle Asl e i sindacati. Nel capoluogo dauno lunedì 16 settembre una manifestazione
Un altro medico, ancora a Foggia, ma ormai accade ovunque, e non solo in Puglia, è stato picchiato: modalità diverse, ma il finale è sempre lo stesso. Dieci, venti giorni di guarigioni. E’ così che da un po’ va il mondo.
Un tempo, nei giornali, ma presumiamo oggi nelle redazioni dei siti, i direttori cercavano di contenere episodi di violenza e non solo, anche altri fatti di cronaca perché potevano generare emulazione. Un ragazzaccio aveva visto “Easy rider” e, appena uscito dal cinema, faceva impennare la sua moto; un altro “bad boy”, più recentemente, aveva assistito alla serie tv “Gomorra” e girava armato con una pistola. Accadeva che, di colpo, tutti insieme ammattivano e scatenavano episodi di cronaca. Chi investiva l’anziano sulle strisce pedonali e fuggiva a bordo della sua moto; chi, invece, con aspirazioni da piccolo boss di quartiere estraeva il “ferro” e sparava: alle gambe, quando ancora non andava peggio.
NON SPETTACOLARIZZARE
Ci sono stati, poi, drammi ancora peggiori. Gli anziani, in età avanzata, dimenticati dai figli, dai nipoti che decidevano di farla finita. L’estremo gesto veniva consumato, durante un certo periodo, lanciandosi in un pozzo; poi è stato superato dal tubo di scappamento e le esalazioni indirizzate nell’abitacolo del veicolo, dove il poverino – che aveva deciso di farla finita – attendeva la sua fine; infine, il Monumento ai marinai, a Taranto, sul Lungomare. Uno, due, tre anziani, ma anche un paio di ragazzi, accidenti. Il male oscuro, lo chiamavano. Così i direttori invitavano i redattori a dare poco spazio a fatti simili: per evitare lo spirito di emulazione. Evitare che certi episodi da Terzo mondo vengano letti e replicati senza pensarci su. Nei bar capita di ascoltare commenti a dir poco discutibili: «Ha fatto bene!», «Anche io stavo per perdere la pazienza!», «Se non sei educato, manchi di rispetto parte un pugno, cosa credi?».
Insomma, ci vuole poco perché la storia nel breve volgere di qualche giorno si ripeta. Dovrebbero essere assunti, forse, provvedimenti più restrittivi nei confronti degli aggressori a tutela del personale medico e paramedico. Magari i giornali, le radio, le tv, dovrebbero ospitare dei forum, dei confronti per parlare di un tema che giorno dopo giorno diventa sempre più preoccupante.
L’AGENZIA ANSA SUL PEZZO
Così, come riportava l’agenzia giornalistica Ansa, in uno dei giorni scorsi, non si placa, nonostante il clamore suscitato dagli ultimi episodi, l’ondata di aggressioni al personale sanitario in Puglia. Dopo gli episodi al Policlinico Riuniti di Foggia, infatti, l’ultima vittima dell’aggressione è stato un medico del reparto di Urologia dell’ospedale Francesco Ferrari di Casarano. Il medito è stato colpito con inaudita violenza con un calcio al bassoventre da un paziente, poco paziente evidentemente, in attesa di una cistoscopia.
L’aggressore, dopo aver dato segni di insofferenza, all’improvviso si è scagliato contro l’urologo, reo, secondo il paziente di non avergli prestato sufficiente attenzione. Detto, che un calcio assestato “lì” non provoca solo dolore, ma anche danni gravissimi, il medico-vittima ha subito chiamato i carabinieri fornendo le generalità dell’aggressore e formalizzando la denuncia.
Per fortuna, niente di grave per il medico sessantacinquenne, giudicato guaribile in un paio di settimane. «Ormai le aggressioni negli ospedali – ha dichiarato Cisl Medici di Lecce – sono un’emergenza pubblica e richiedono un intervento immediato delle istituzioni e delle autorità»; «Notizie che non vorremmo dare – aggiunto Stefano Rossi, direttore generale dell’Asl di Lecce – segno evidente di un disagio diffuso, legato a frustrazione ed esasperazione e alla difficoltà a costruire relazioni sane, dal volto umano».
CALCI, PUGNI E FUGA
L’aggressione in Salento arriva dopo i tre casi registrati al policlinico Riuniti di Foggia in cinque giorni. Sere fa un giovane di diciotto anni giunto al Pronto soccorso in un evidente stato d’ansia ha sferrato calci e pugni a tre infermieri. Denunciato ai carabinieri. A seguire, un uomo di trentatré anni, che aveva accompagnato il padre al Pronto soccorso per una visita, forse a causa di una “ingiustificata” attesa, ha cominciato a colpire due infermieri e un vigilante intervenuto per calmarlo.
Come riportava l’Ansa, nel suo dettagliato resoconto, scrive che l’aggressore aveva un braccio ingessato utilizzato per picchiare i malcapitati con maggiore violenza. Ora il trentatreenne è agli arresti domiciliari. E, per finire, la caccia spietata ai medici. L’episodio è quello dello scorso 4 settembre, quando nel reparto di chirurgia toracica dello stesso Policlinico i familiari della povera Natascha, ventitré anni, morta durante un intervento, hanno aggredito il personale sanitario costretto a rifugiarsi in alcune stanze dell’ospedale.
«Se continuiamo di questo passo – ha dichiarato Giuseppe Pasqualone, direttore generale della struttura sanitaria – finiremo per chiudere il Pronto soccorso perché rimarremo senza medici, infermieri ed operatori sanitari: ci vuole rispetto per il personale in servizio perché è preparato, lo confermano i dati a livello nazionale: abbiamo un organico dimezzato, non riusciamo a recuperare medici e i cittadini, che arrivano in condizioni non gravi, devono avere pazienza». Intanto, una manifestazione unitaria del personale sanitario è stata annunciata da Anaao Assomed e Cimo Fesmed per il 16 settembre a Foggia.










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