Scuola, l’estate della contestazione
- Claudio Frascella
- 11 lug
- Tempo di lettura: 4 min
E se gli esami finissero?
Eduardo sosteneva che le prove di maturità non finissero mai. Oggi gli studenti scoprono e lamentano che il modello di studio è vecchio. Comincia un diciannovenne che rifiuta di sottoporsi all’orale, avendo in tasca la promozione con sessantadue punti. Lo segue a ruota una liceale che “spiega” ai suoi docenti che questi dovrebbero occuparsi meno dei voti e più della personalità dei ragazzi. L’intervento del pedagogo
Gli esami stanno per finire. Una delle espressioni più care a quanti spesso si avventurano nella descrizione del mondo di Eduardo, potrebbe passare di moda. Anche se dovesse sopravvivere nei secoli una delle pietre miliari del teatro italiano che fa riferimento al più grande genio del nostro teatro. Perché Eduardo non basava la sua grandezza impostando una regia, rovesciando come un guanto uno scritto, rileggendolo. Lui era, ed è – il suo genio sopravvive – ideatore, autore, regista, attore dei suoi stessi lavori fra i quali spicca, appunto, “Gli esami non finiscono mai”, l’ultima commedia scritta da Eduardo e che, a pieno titolo, rientra nella sua “Cantata dei giorni dispari”, periodo più articolato, più introspettivo della sua produzione.
Introduzione doverosa, considerando quanto si legge in questi giorni, fra stampa e siti, social e tv. Qual è il tema centrale di questa riflessione: a cosa servono gli esami; a cosa serve essere giudicati sul filo di lana, a conclusione dell’anno scolastico più impegnativo, quello della maturità. Può una domanda, un tema, spostare un’asticella e assegnare una maturità? E’ di questo che si discute in questi giorni: la pallina di neve che rotola a valle, sottoforma di slavina e travolge qualsiasi cosa al suo passaggio. In Italia, popolo di santi, poeti, navigatori e critici, non ci vuole molto per aprire un dibattito. Del resto, i social, come i programmi televisivi, cosa stanno a fare se non a fagocitare qualsiasi cosa possa fare audience o follower?

QUANTO VALE UN ESAME?
Ed è in questo contesto che alcuni studenti stanno sollevando perplessità sul valore degli esami, talvolta – non spesso, intendiamoci – utilizzati a sproposito, quasi a volere infliggere una punizione a un allievo, a volte distratto, a volte distratto e ripreso dal solito «bravo, sì, ma potrebbe dare di più».
L’ultimo studente, in realtà, è una studentessa, Maddalena, diciannove anni, maturanda di un liceo scientifico di Belluno, intervistata da Alice D’Este per il Corriere veneto (Belluno, Venezia Mestre, Padova), costola del Corriere della sera. «Ho fatto un discorso ai professori – ha dichiarato Maddalena – me l’ero preparato a lungo: ho provato a descrivere nel dettaglio quello che secondo me a scuola non funziona; entrata in aula, ho pescato la traccia, ho atteso che tutti i docenti della commissione si sedessero e ho iniziato il mio discorso: ho provato a spiegare che, sebbene nella mia scuola la parte relativa alla preparazione sia stata ottima, ritengo che sia mancata totalmente l’attenzione alle persone; il focus dei docenti è sempre stato sui voti. Io non ho mai avuto grossi problemi, ero una ragazza tranquilla, coi voti nella media. Ma non c’è mai stata la voglia di scoprire la “vera me” da parte dei docenti».

«MASSIMA SOLIDARIETA’»
Questo in sintesi il pensiero della studentessa bellunese, in una delle sue dichiarazioni riportate dalla stampa, in particolare dalla D’Este, che ha bruciato sul tempo i colleghi entrando con tatto nella testa e nel valore della provocazione di Maddalena. Da qui, in poi, una serie di interventi, da quelli dei politici che cavalcano il pensiero popolare, a quelli autorevoli dei docenti, pedagoghi, come Daniele Novara, che qualche competenza in più avrà rispetto ad un amministratore.
«Solidarietà al maturando ribelle, serve una scuola senza voti numerici», riprende Andrea Carlino per orizzontescuola.it, uno dei siti nazionali più autorevoli e “dalla parte della scuola”, circa l’intervista rilasciata dal pedagogo Daniele Novara alla Adnkronos. A quest’ultima, una delle agenzie giornalistiche italiane più importanti, Novara esprime pieno sostegno allo studente diciannovenne, che ha trasformato l’esame di maturità in un atto di protesta contro il sistema di valutazione scolastico. Lo studente in questione, con in tasca sessantadue punti acquisiti tra crediti e prove scritte, ha rifiutato di sostenere il colloquio orale per denunciare un meccanismo che «non rispecchia la reale capacità dei ragazzi».

RIFIUTO STRATEGICO
Novara critica l’attuale sistema definendolo “arcaico e archeologico”, proponendo invece un percorso basato sull’evoluzione e sulle attitudini dei singoli. La protesta nasce dall’osservazione diretta delle dinamiche scolastiche: «Ho visto compagni diventare addirittura cattivi per un voto», ha spiegato, denunciando una competizione che genera ansia e trasforma i voti in strumenti di confronto.
La normativa attuale permette teoricamente di diplomarsi senza sostenere l’orale, raggiungendo i sessanta punti minimi, ma il caso ha sollevato preoccupazioni nelle istituzioni per possibili emulazioni del “rifiuto strategico”». Ma in un’Italia che invece di dare ascolto alla voce dei ragazzi, che con gesti coraggiosi provano a spettinare antichi giochi, ci sarà anche da aspettarsi che commissioni docenti assegnino cinquantanove punti prima degli ultimi cento metri in vista del primo traguardo più importante della vita di un ragazzo.
E’ il primo esame della vita, qualcuno giudica la prima prova di maturità. La prima, perché ad attendere i giovani studenti ci sono altri esami. E altri esami ancora.








Commenti