Kimi Antonelli, diciotto anni, dalla pista alla maturità
- Claudio Frascella
- 27 giu
- Tempo di lettura: 3 min
«Scuola, il mio Gran Premio!»
«Lo studio non mi ha distratto dal mio impegno in Formula 1», dice il giovane asso del volante, salito sul podio in Canada nella settimana più importante della sua vita. «Devo tanto a papà, mamma, insegnanti e compagni: ho bruciato energie psicofisiche, poi ho preso coraggio, forza e mi sono lanciato nell’ultimo “giro scolastico”: sentire i complimenti della Commissione d’esame è stato come vedere la bandiera a scacchi, tagliare uno dei traguardi più importanti della mia vita»

Prima il successo in Formula 1, con il podio al Gran Premio del Canada, poi la vittoria, anche lì, davanti alla Commissione d’esami a braccia alzate. Andrea Kimi Antonelli, diciotto anni, bolognese, ce l’ha fatta anche a scuola.
Il pilota della Mercedes ha superato gli esami, quelli che secondo Eduardo non finiscono mai. Prima il Gran premio, poi la Maturità, prossimo esame, chi può dirlo: forse il gradino più alto del podio, oppure diventare un pilota della Ferrari, lui che è nato a due passi da Maranello. Tenere stretto fra le sue giovani, ma già esperte mani, saldo il volante di una Rossa, potrà essere la sua prossima sfida, il suo prossimo esame.
Torniamo agli esami più recenti, quelli della Maturità. Intanto, promosso, con tanto di foto e qualche selfie con i prof, ma a fine esame, perché il gesto da tifosi non fosse confuso con un tentativo di “corruzione”. Promosso, dunque, bravo Kimi. Lo ha annunciato lo stesso giovane pilota (diciannove anni ad agosto…) sui social. Una foto con tanto di corona d’alloro e un sorriso che nemmeno la scorsa settimana in Canada.

SELFIE…MADE MAN
Kimi ha svolto l’esame con i suoi compagni dell’Istituto superiore “Salvemini”, a Casalecchio di Reno, a un passo da Bologna.
“Più complicato il podio in Canada o gli esami?”, gli hanno chiesto i colleghi di Automoto.it. «Il podio in Canada – ha risposto Kimi senza pensarci su due volte, ma evidentemente facendo attenzione che nessuno, a cominciare dalla Commissione di esami, si sentisse offeso – lì, in Canada, è stata davvero dura, specie negli ultimi due giri; penso che papà abbia perso qualche anno di vita, per quanto era teso; ma, attenzione, anche la maturità non è stata una cosa semplice: dopo il fine-settimana in Canada, esaurita l’adrenalina, ho avvertito una certa stanchezza; ho tirato un bel sospiro, preso i libri e mi sono messo sotto a studiare: come in tutte le cose, se ti impegni porti a casa il risultato; è questo che ti insegnano gli esami, che siano di Maturità o di Formula 1: questione di impegno».

«GRAZIE, PROF!»
Kimi, asso del volante, è stato un asso anche a scuola, come spiega orizzontescuola.it. La conferma arriva da compagni e professori. A cominciare da una delle sue docenti, Alessandra Regina, coordinatrice della sua classe. Dopo l’esito dell’esame, una delle prime telefonate del giovane fuoriclasse è stata per lei. Alla professoressa che, tra una gara e l’altra, lo ha sempre incoraggiato a seguire il programma e prepararsi, come se dovesse affrontare la gara più importante della sua vita.
Antonelli, dal primo anno in Formula 1, alla Maturità. «Gli impegni fuori dalla pista – ha confessato Kimi a fine esami – mi hanno colto in contropiede all’inizio dell’anno; ripensandoci, forse non sono riuscito a gestirli nel migliore dei modi e questo è successo in occasioni diverse, tanto da provare una stanchezza psicofisica: dover correre e, allo stesso tempo, anche studiare è una bella sfida; se mio padre ha perso qualche anno di vita seguendo il Gran Premio del Canada, mia madre mi ha chiamato all’ordine: ha bacchettato per bene: arrivato fino al quinto anno, secondo lei sarebbe stato un peccato lasciare gli studi, soprattutto considerando l’incoraggiamento che mi hanno dato da scuola perché recuperassi quei “chilometri” che stavo perdendo rispetto ai miei compagni di scola: ma è andata bene, ringrazio il Cielo, mamma, papà, la scuola, i docenti, i miei compagni, i miei affetti più cari: li ho vissuto come se stessero a bordo pista, fino a quando non ho avvertito che la bandiera a scacchi della Maturità era lì…».








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