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Il Sole 24 Ore pubblica lo studio sulla provincia italiana, ne usciamo male

  • Claudio Frascella
  • 4 giorni fa
  • Tempo di lettura: 4 min

Taranto, qualità zero!


Novantanovesima su 107 province nella classifica 2025. Posizione che fa sintesi sul ritardo accumulato circa lavoro, redditi, ambiente, servizi e offerta culturale. Siamo riusciti nell’impresa di retrocedere di cinque posizioni rispetto allo scorso anno. Alla voce “Affari e lavoro”, scende fino all’ultimo posto nazionale per tasso di occupazione. Cultura: penalizzata dal numero ridotto di librerie, sale cinematografiche, impianti sportivi e grandi eventi

 

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Analisi nuda e cruda. A porre l’accento su una città che ogni anno scivola più in basso nella classifica che misura la qualità delle città italiane, il solito Sole 24 Ore. Il punto di vista potrebbe sembrare quello commissionato dall’industria in genere, essendo il quotidiano di Confindustria, invece i parametri usati per misurare questa benedetta “qualità della vita” sono inappellabili, dunque partita persa due volte. Non possiamo nemmeno aggrapparci a quegli alibi che venivano forniti da quotidiani locali o regionali, oggi da siti ugualmente qualificati e con un enorme numero di lettori. Niente, ecco perché Taranto interpreta lo studente bocciato due volte, prima rimandato e, all’esame di riparazione, trovato nuovamente impreparato e, dunque, irrimediabilmente a ripetere l’anno e a presentarsi con una preparazione quantomeno accettabile.

In una sola parola? Siamo “stanchini”, direbbe così Forrest Gump, del solito giochino “Sono stati quelli che ci hanno preceduto a combinare pasticci! Noi abbiamo solo ereditato un malgoverno e stiamo provando a porre rimedio!”. Come se non avessimo una discreta memoria e non ricordassimo le promesse, da sinistra, come da destra, di fare di Taranto “una città normale”. Proprio così, non Copenaghen, Vienna, Zurigo, Londra, New York, Parigi o Tokyo, oppure senza tanto andare lontano, Trento, Bolzano, Udine, Bologna, Bergamo o Treviso. “Città normale”. Intanto perché l’espressione non è impegnativa, presta il fianco a risposte del tipo “Ma davvero pensavate che avessi la bacchetta magica?”, oppure “Portatemi la lampada di Aladino e il primo desiderio che esprimo, promesso, è dare ai tarantini una città esemplare!”.



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CONSOLIDIAMO IL “FANALINO”

Ma ci accorgiamo che anche trattare il tema, qualità della vita, da anni è diventato verboso. Giornalisti e organi di informazione scrivono le stesse cose. Abbiamo perfino assistito alla lettura in Consiglio comunale, l’analisi del presidente del consesso cittadino: “Situazione preoccupante, è bene che si sappia”. Magari con fare da maniavantista, sapendo della pubblicazione dei dati “qualitativi”, si era portato avanti con il lavoro, prendendo le distanze da chi ha governerà per cinque anni questa città. Vedremo, intanto sciroppiamoci l’ennesimo calice amaro.

Che lo si voglia o no, Taranto si conferma, anzi consolida la sua posizione come fanalino di coda per qualità della vita. Intanto blinda il suo posto nella sua regione: ultima in Puglia, con occupazione al minimo, redditi bassi, male ambiente e servizi. Taranto è precipitata al novantanovesimo posto nella classifica 2025 del Sole 24 Ore. L’indagine, come si diceva, basata su novanta indicatori e sei macro-aree, posizione il resto delle province pugliesi appena, appena più avanti. “Se Atene piange, Sparta non ride”, ci verrebbe da dire, se non fosse che i tarantini, più che ateniesi, si sentono spartani. Ergo, c’è poco da ridere in qualsiasi caso.


MANCA UNO PER FARE CENTO!

Taranto 99ma su 107 province nella classifica 2025 sulla qualità della vita del Sole 24 Ore. Ultima in Puglia (420,70 punti), posizione che fa sintesi sul ritardo accumulato circa lavoro, redditi, ambiente, servizi e offerta culturale. L’indagine, inappellabile, da qualsiasi parte la si voglia guardare, costruita su 90 indicatori e sei macro-aree, pone le altre province pugliesi solo leggermente più avanti: Bari 67ma (523,26 punti), Lecce 81ma (479,14), Barletta-Andria-Trani 86ma (467,44), Brindisi 88ma (459,47) e Foggia 98ma (429,48). Quasi a confermare, senza quasi, a conferma di una regione intera saldamente bloccata nella seconda metà della graduatoria nazionale mentre al vertice svettano Trento, Bolzano, Udine, Bologna e Bergamo.​​

Taranto è riuscita nell’impresa di retrocedere di cinque posizioni rispetto allo scorso anno, con peggioramenti in quasi tutte le macro-aree. Alla voce “Affari e lavoro”, Taranto scende fino all’ultimo posto nazionale per tasso di occupazione, segnalata come 107ª, e registra una caduta anche negli indicatori su ricchezza pro capite e consumi, che scivolano verso la 95ma posizione.​ Un disastro.

 

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E’ UNA CITTA’ PER VECCHI…

L’area “Demografia e società” racconta un territorio che invecchia e perde popolazione. Taranto è 95ma (in un anno perde15 posizioni): bassa natalità, saldo migratorio negativo e un indice di vecchiaia crescente. Nello stesso indicatore si fa spazio un dato anomalo: l’“indice di solitudine”, dove la provincia risale al nono posto nazionale per quota di nuclei composti da una sola persona, segnale di una rete sociale che si sfibra e di un crescente isolamento delle famiglie.​

“Ambiente e servizi”? Taranto alla 93ma posizione (sette posizioni più in basso), con una delle percentuali più basse di raccolta differenziata tra le province italiane e la pressione strutturale di due grandi insediamenti industriali che pesano sugli indicatori ambientali. La combinazione tra scarsa dotazione di servizi urbani e qualità dell’aria critica contribuisce a tenere l’ecosistema urbano ionico nelle retrovie anche rispetto ad altre realtà meridionali.​ E dall’ex Ilva, al solito, arriverebbero notizie che invece di risolvere il caso-acciaieria, chiusura o salvataggio, sposta ancora di settimane, mesi, anni, un epilogo definitivo, da dentro o fuori per capirci.


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CULTURA, QUESTA SCONOSCIUTA

Passiamo a “Cultura e tempo libero”: Taranto novantottesima (undici posizioni più sotto dello scorso anno), penalizzata dal numero ridotto di librerie, sale cinematografiche, impianti sportivi e grandi eventi rispetto alla media nazionale, elementi che incidono direttamente sulle opportunità per giovani e famiglie. L’unico fronte in controtendenza: “Giustizia e sicurezza”, con la 63ma posizione (miglioramento di undici posizioni) su indicatori come tempi dei procedimenti civili e percezione di sicurezza.​

L’ultima indagine conoscitiva, alla fine, mostra una regione che non riesce a portare una sola provincia nella prima metà della classifica. Anche Bari ha perso un paio di posizioni, scivola di due gradini; Lecce, Brindisi e la BAT, sotto l’ottantesimo posto, infine, Foggia e Taranto, che chiudono la fila regionale tra le ultime dieci realtà italiane. Ci fosse stata una sola notizia per stare allegri…

 

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