Francesco Guccini, io “vecchio rimbambito”
- Claudio Frascella
- 24 ott
- Tempo di lettura: 4 min
Divertente, Maestro
Esce “Romeo e Giulietta 1949”, il suo ultimo libro e lo attaccano sui social. C’è di più fra questi contestatori seriali, uno si prende il fastidio di comprare busta, foglietto, scrivere a penna, affrancare la lettera e spedirla. «Va’ all’inferno, per fortuna c’è Vasco Rossi!». E il cantautore di grandi opere discografiche, ringrazia. «Scopro un mondo nuovo, è tutto bello questo»

«Sui social dicono e scrivono cose incredibili su di me, questa cosa mi affascina; uno si è perfino preso la briga di scrivermi una lettera e di metterci dentro qualsiasi cosa, un assortimento di cose, fra queste la più morbida “Va’ all’inferno, vecchio rimbambito!”».
Non è straordinaria una cosa così, un’intervista rilasciata alla Stampa, commentata con arguzia da Il Fatto, ripresa dal free-press Leggo? Ci fosse ancora Umberto Eco, l’ultimo genio della letteratura dello scorso secolo, minimo ci metterebbe un “mi piace”. Eco che per primo aveva contestato l’uso dei social che dà diritto di parola anche allo scemo del villaggio. «Una volta lo scemo, proprio perché deleterio a se stesso, ma anche alla comunità che lo circondava, veniva messo in un angolo di un bar: oggi si siede a una tastiera e il pensiero di un Premio Nobel per la pace equivale a un “vaffa” di un tipo così!”». Questo, in sostanza, quanto trasferiva ai giovani il grande letterato, che approvava pure i social, purché se ne facesse un uso ragionato. «Ma non so dirle cosa…», ebbe a dire.

«PER FORTUNA C’E’ VASCO!»
E allora, Francesco Guccini, all’uscita del suo libro “Romeo e Giulietta 1949”, dichiara: «Uno mi ha spedito una lettera per dirmi “Va’ all’inferno vecchio rimbambito! Per fortuna che c’è Vasco Rossi!”». L’autore dell’offesa scritta compie una doppia gaffe. Non conosce Guccini, né conosce Vasco Rossi. Intanto perché i due si stimano, si apprezzano, poi perché Vasco non avrebbe – non ha – condiviso un simile attacco, ad uno dei maggiori intellettuali della canzone italiana. Si può essere d’accordo o in totale disaccordo, Guccini ha sempre difeso le minoranze, si è sempre schierato con i più deboli. Li ha perfino invitati sui suoi palchi perché questi potessero dire qualsiasi cosa. Ma da qui a rifilargli del “vecchio rimbambito”, questo proprio no. Due contraddizioni in termini: Guccini dimostra lucidità nei ragionamenti, quanto e, forse, più di un giovane, se la cultura di quest’ultimo parte dal disprezzo e dalla mancanza di rispetto; Guccini non è affatto rimbambito: non sono in molti gli autori, dai giovani a quelli di mezza età, capaci di scrivere un libro così originale, di grande spessore.

BLASCO, UN SUO AMMIRATORE
“Romeo e Giulietta 1949”, così a La Stampa ha raccontato com’è nata l’idea: «Ho avuto la sventura, diciamo, di passare due mesi all’ospedale, senza potermi muovere dal letto; mi sono messo a fantasticare, a raccontarmi da solo delle storie, dei personaggi, a costruire l’impianto di una cosa compiuta, che poi quando ho potuto ricominciare a scrivere ho messo sulla carta». E già fin qua non è poco, come svela il Maestro.
«Questa storia è solo vagamente autobiografica; sì, il bambino protagonista finisce in una piccola città, ma è un poco più grande di quanto fossi io all’epoca dei fatti, il 1949; tutto si svolge a Carpi, provincia di Modena, da dove veniva la famiglia di mia madre, ma dove io non ho dormito nemmeno una notte». «È vero che anche – prosegue Guccini – la famiglia di mia madre era numerosa e vivevano tutti insieme; insomma, ho preso degli spunti, ma non ho fatto una vera fotografia».

IL RISPETTO, DIVULGHIAMOLO
E’ un libro di fascino, non si può liquidare un Artista con una lettera, un qualcosa a cui nessuno più fa ricorso. E Guccini ci regala pillole del suo scritto, un romanzo emozionante. «Ricordo l’atmosfera di quei giorni – dice nella sua intervista – il voto per il Referendum Monarchia-Repubblica; quell’atmosfera me l’ha ricordata anche il film di Paola Cortellesi, “C’è ancora domani”. C’erano le zie che dicevano alla mamma di stare attenta a non sporcare la scheda elettorale con il rossetto, che altrimenti sarebbe stata invalidata. C’era in mia madre anche il desiderio di dare un voto di classe, perché si sapeva che i signori avrebbero votato per la monarchia, ma i signori non avevano fatto e non avrebbero mai fatto nulla di buono per quelli come noi: anche per questo votò Repubblica».
Infine. «Da quel fatidico referendum, il mondo ha subito cambiamenti drastici e la società si è trasformata radicalmente, forse anche a causa dei social; hanno detto che sui social c’è gente che dice cose terribili di me e questo in qualche modo mi affascina. Ma la cosa più divertente è stata che un tizio si è preso la briga di scrivermi una lettera per dirmi: “Guccini, va’ all’inferno vecchio rimbambito! Per fortuna che c’è Vasco Rossi!”. Cioè, si è preso la briga di prendere un cartoncino, scrivermi, comprare il francobollo per mandarmi a quel paese». Divertente, Maestro.








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