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«Buongiorno, signora maestra!»

  • comunicazione283
  • 21 ott 2023
  • Tempo di lettura: 3 min


Una provocazione scaturisce dai social. Un genitore confessa: un tempo c’era più rispetto per l’insegnante. Non sono tutti d’accordo: gli alunni di un tempo sono i papà e le mamme degli scolaretti di oggi. Certo, se solo i cellulari fossero parcheggiati negli zainetti…

«Buongiorno signora maestra!». E apriti cielo. Basta che un genitore si lasci sfuggire, anche con il beneficio d’inventario, una frase che pesca alla buona educazione di un tempo, che sui social si scatena il putiferio. Una modalità che ben conosciamo, considerando l’uso smodato che si fa a tutte le ore di qualsiasi strumento di comunicazione, sia questo Facebook o X (Twitter di un tempo), Instagram o Youtube. Sostanzialmente sono due le scuole di pensiero scatenate, pare da un messaggio lanciato da un genitore su FB: chi crede che sia esagerato invocare un sistema educativo superato da quarant’anni e più, e chi, invece, non dà tutti i torti a quel papà che si è lasciato andare a un sistema al quale lo avevano educato i suoi genitori.

Dunque, «Buongiorno» o non «Buongiorno, signora maestra!». Nel senso di recuperiamo vecchi insegnamenti da cui ripartire, oppure voltiamo pagina, senza troppo nasconderci la testa sotto la sabbia sapendo che niente potrà essere la stessa cosa?

Come spesso accade, ma non per essere comodamente salomonici, diciamo anche stavolta, che la verità può stare nel mezzo. Insomma, le due “scuole” hanno ragione e torto. Non lo diciamo noi, ma cerchiamo di fare un’analisi prendendo in seria considerazione qualcosa dell’una e qualcosa dell’altra.

“BENEDETTI” SOCIAL…

Dunque, la polemica su Facebook ripresa dal sito “Orizzonte scuola”. Per farla breve, il sito dalla parte della scuola stavolta si fionda su un post all’apparenza normale, ma che mette a confronto le generazioni passate e presenti. L’autore della provocazione indicato da “Orizzonte” plaude agli Anni Sessanta e Settanta, glorificando educazione e rispetto verso i docenti, un comportamento che, secondo il genitore che si pone e ed estende la domanda, mancherebbe oggi.

Il post parte da lontano. Per esempio, da come una volta i bambini andassero a scuola a piedi e avessero solo due libri (sussidiario e libro di lettura) e una sola maestra che insegnava tutte le materie. Molta enfasi lo scrivente pone, insomma, ad educazione e rispetto. Una glorificazione, si diceva, ai metodi educativi tradizionali degli anni Sessanta e Settanta, indicando nel suo quadro d’insieme una sorta di decadenza dei valori nei giovani di oggi. Figlia, con ogni probabilità, dei social di cui si diceva, senza contare il cellulare di ultima generazione, che «se non è di ‘ultima’ non lo voglio».

Non sono stati pochi a rispondere al post in questione sottolineando come questa visione possa essere idealizzata. Bene hanno fatto a puntualizzare che i bambini di ieri sono i genitori di oggi, che forse non hanno saputo trasmettere gli stessi valori ai loro figli. Alcune delle reazioni, critiche sicuramente, ma molto spesso di spessore, mettono in luce la frustrazione verso le precedenti generazioni, accusate di «non essere riuscite a educare adeguatamente se stesse – riprende Orizzonte scuola – figuriamoci le nuove generazioni». I commenti non finiscono qui, infatti diversi sottolineano come «alcuni di quella generazione siano ora percepite come omofobiche, razziste o intolleranti».

TRA PASSATO E FUTURO

D’altra parte, ci sono anche commenti che lodano i metodi di insegnamento del passato, rievocando con nostalgia i tempi in cui l’educazione e il rispetto erano insegnati con severità e il bullismo era una parola inesistente. Alcuni ricordano con affetto figure di maestri e maestre che, con metodi oggi considerati discutibili, rappresentavano un solido punto di riferimento. E dove per discutibili vengono considerate le bacchettate, le umiliazioni del «dietro la lavagna». Certo, atteggiamenti sbagliati: altra epoca. Ma, riprende qualcuno, vogliamo parlare dei tablet e dei cellulari che gli studenti usano indisturbati durante le ore di lezione e, peggio, durante le prove in classe?

Non sarebbe malvagio, insomma, fare un mix di quegli insegnamenti. Non fare passi indietro nell’uso della tecnologia, ma nemmeno in quelli dell’educazione: un maestro è una sapiente guida, è la figura che trascorre più tempo – rispetto a un genitore – con i nostri, i vostri ragazzi. Se un insegnante fa il suo mestiere confortato dalla collaborazione dei genitori dei piccoli studenti, che non si schiereranno a prescindere dalla parte dei propri figlioli facendone delle vittime, forse avremo compiuto passi in avanti.

Ma ci vuole una riforma, un investimento corposo (non solo in termini di denaro) e, soprattutto, tempo. E, perché no, pazienza, per assistere ai primi soddisfacenti risultati almeno nella prossima generazione. 

 
 
 

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